Uno dei tratti caratteristici della prosa di Marco Malvaldi è quello di riuscire a far vedere quanto l’autore si diverta a scrivere. “Il borghese Pellegrino”, un giallo una volta tanto non ambientato nel BarLume di Pineta, ne è l’ennesima dimostrazione. Una terza voce narrante che “gioca sporco” celando pezzi interi di scene o di dialoghi, descrizione di un’ambientazione “fin de siecle” (il XIX) con parole che richiamano il nostro periodo (Il paragone tra il trucco colato di una delle protagoniste e il bassista dei Kiss è esilarante e blasfemo al tempo stesso); un protagonista e un co-protagonista realmente esistiti; un enigma della stanza chiusa in perfetto stile Carr. Insomma, è Malvaldi allo stato puro. Lo stesso che scrive di divulgazione scientifica – anche tosta, come il libro sulla teoria del caos – sempre con lo stesso tono (e quanto non lo fa, purtroppo, si sente).
Insomma, in attesa di Massimo, Alice, Ampelio e tutta la banda del BarLume, Questo libro è godibilissimo. Ha fatto centro, Malvaldi, per bene.