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Lo spunto per “Il Sangue di Luino” nasce in una pizzeria di Milano, alla fine di aprile del 2019. Si chiacchierava di Storia, quando un amico raccontò di aver trovato, in una vecchia cassapanca, una medaglia di bronzo che fu data al nonno. Riguardava l’eccidio di Luino, di cui all’epoca non avevo ancora sentito parlare.

Tornato a casa, mi misi subito a fare ricerche in merito. Trovai parecchie cronache e resoconti di quel tragico fatto, in gran parte raccontate nel libro. Ma una cosa mi colpì: assieme al nonno del mio amico, ci fu un’altra onorificenza che venne data – per lo stesso motivo – ad un altro sottoufficiale della Guardia di Finanza. Andando a cercare nei vari archivi digitali, scoprii che con quel nome c’era solo una persona registrata, defunta nel crollo della sua casa, assieme alla moglie, durante il terremoto del 1915 in Abruzzo.
La mia curiosità entrò subito in azione: che ci faceva un abruzzese a Luino, piccolo paese lombardo al confine sulla Svizzera, sulle rive del Lago Maggiore? Che tipo di impatto ha avuto, su di lui, un cambio così radicale dell’ambiente nel quale viveva?
Il romanzo nasce così, per dare risposte a queste domande. Italo, il protagonista, si muove in un mondo completamente diverso dal suo, scoprendo a sue spese quanto la nuova nazione di cui lui porta il nome con orgoglio sia dopo quasi quaranta anni unificata ancora solo di nome.
Mi sono divertito a immaginarlo nella messa celebrata col rito ambrosiano, nel fargli incontrare una delle prime automobili, o a innamorarsi di una donna libera e indipendente, la “Gisa dei Cerinotti”.
Ed è la Gisa che vorrei raccontare: Italo si innamora di questa ragazza fantastica, che costruisce il suo mondo da sola, resiliente a tutte le difficoltà sociali che la sua nascita le ha imposto e che costruisce il suo destino in maniera autonoma. Una donna che vive la vita afferrandola e non essendo definita solo in funzione del suo uomo come la “sua donna”. Una donna spalla e guida, non serva. Così diversa da Maria, la fidanzata che Italo ha lasciato a Petrella Salto.
Spero che vi innamoriate di lei, come ho fatto io.

Ebbe chiaro in testa sia cosa fare, sia il giudizio su ciò che aveva vissuto.
Capì in un lampo che non c’era solo qualcosa di sbagliato in tutto ciò che era successo.
Lo era tutto.