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Giulio Regeni era in Egitto per scrivere una tesi sui sindacati della capitale egiziana e a sei anni dalla sua scomparsa ecco le principali tappe di una vicenda che, tra omissioni e depistaggi, ha conosciuto lunghi momenti di stallo.

25 gennaio 2016: Viene diffusa la notizia della scomparsa di Giulio Regeni. Gli amici su Twitter lanciano l’hashtag #whereisgiulio. Si scoprirà poi che Giulio è stato prelevato da sconosciuti alla metropolitana della stazione Dokki.

3 febbraio 2016: Un corpo con evidenti segni di tortura viene ritrovato sul ciglio di una strada non lontana dal Cairo. Nella stessa giornata arriverà la conferma che si tratti del giovane ricercatore italiano.

4-7 febbraio 2016: Sono giorni convulsi in cui vengono fornite diverse ricostruzioni sulla morte di Regeni, dall’incidente stradale alla rapina. Mentre la salma fa ritorno in Italia, Roma apre un’inchiesta inviando una squadra in Egitto per far luce sulla vicenda.

12 febbraio 2016: Si celebrano a Fiumicello, il paese friulano dove era nato, i funerali di Giulio a cui partecipano familiari e amici, molti provenienti dall’Inghilterra.

24 marzo 2016: L’Egitto sostiene di avere ucciso gli assassini di Regeni che sarebbero i membri di una banda criminale, morti in una sparatoria con la polizia. Il ministero dell’Interno egiziano annuncia inoltre che, nell’abitazione della sorella del capobanda, è stata recuperata una borsa con all’interno i documenti di identità del ricercatore italiano.

8 aprile 2016: L’Italia, delusa per il primo incontro con le autorità egiziane, ferma la collaborazione con il Paese africano richiamando l’ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari. L’11 maggio verrà sostituito con Giampaolo Cantini che non si insedia subito.

1 novembre 2016: Una delegazione della procura di Roma viene ricevuta al Cairo. Vengono chiesti e ottenuti alcuni oggetti personali di Giulio: passaporto, tesserini universitari e bancomat ritrovati nel mese di marzo.

23 gennaio 2017: Pubblicato da una televisione egiziana un video in cui si vede Giulio Regeni parlare con Mohamed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti egiziani, colui che ha affermato di aver denunciato il ricercatore italiano credendolo una spia.

14 agosto 2017: L’Egitto invia ai magistrati romani nuovi documenti relativi a un interrogatorio eseguito nei confronti dei poliziotti che si sono occupati del caso Regeni. La procura del Cairo e di Roma, in una nota congiunta, comunicano che si tratta di “un passo avanti nella collaborazione”.

4 settembre 2017: L’allora ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, davanti alla Commissione esteri di Camera e Senato spiega la decisione di inviare l’ambasciatore Cantini in Egitto dove il 14 settembre prenderà incarico. “L’Egitto è un partner ineludibile per l’Italia, esattamente quanto l’Italia è un partner imprescindibile per l’Egitto”, dichiara Alfano.

11 gennaio 2018: La procura di Roma vorrebbe raccogliere la testimonianza di Maha Abdelrahman, tutor di Giulio Regeni a Cambridge. La polizia, che ne ha perquisito casa e ufficio, fa sapere di aver lavorato in un clima di perfetta collaborazione da parte della docente. Una tesi diversa è invece quella del pm Colaiocco che il 6 febbraio 2020, davanti alla commissione parlamentare, dirà: “Rimane per noi un mistero l’atteggiamento della professoressa che non ha mai collaborato con le indagini e non ha più risposto dopo il primo contatto formale”. A due anni dalla scomparsa di Regeni viene pubblicata una lettera di Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, in cui si specifica lo stato delle indagini. Si racconta degli ostacoli e delle complicazioni nel lavoro con la procura egiziana. Pignatone ricorda come il movente dell’omicidio vada ricondotto esclusivamente alle attività di ricerca dello studente.

29 novembre 2018: Il presidente della Camera Roberto Fico dichiara che “la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo”. Il 3 dicembre viene insediata la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni il cui presidente è Erasmo Palazzotto di Leu.

4 dicembre 2018: La procura di Roma iscrive cinque persone nel registro degli indagati. Sono ufficiali della National Security egiziana. Nei loro confronti Pignatone e il pm Sergio Colaioco contestano il reato di concorso in sequestro di persona.

10 dicembre 2020: I magistrati romani chiudono le indagini nei confronti di quattro 007 egiziani (Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, tutti per sequestro di persona e l’ultimo anche per omicidio). Per un quinto viene chiesta l’archiviazione.

31 dicembre 2020: I genitori di Giulio Regeni annunciano di voler procedere con un esposto-denuncia contro lo Stato italiano per violazione della legge 185/90 che vieta l’esportazione di armi “verso Paesi responsabili di violazione dei diritti umani accertati dai competenti organi e il governo egiziano è tra questi”.

20 gennaio 2021: I pm firmano la richiesta di rinvio a giudizio.

25 maggio 2021: Il gup Pierluigi Balestrieri manda a processo i quattro 007 dell’Egitto.

14 ottobre 2021: Al via il processo in Corte d’assise nell’aula bunker di Rebibbia. Gli imputati sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato (nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato). La presidenza del Consiglio deposita la richiesta di costituzione di parte civile.