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«Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…» (dal primo volantino della Rosa Bianca).

Quando si pensa alla Germania degli anni ’40 si è soliti pensare alla shoah o alle vicende militari tedesche, si è meno propensi a pesare al dissenso e alla resistenza che gruppi, movimenti e associazioni, singole persone, opposero al regime dei nazionalsocialisti. Tra questi vi è il movimento della Rosa Bianca (o in tedesco: Weiße Rose), che fu uno dei più significativi, anche per il fatto era composto da ragazzi e ragazze molto giovani, un gruppo di cinque studenti tutti attorno ai vent’anni: Hans e la sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf.

Il movimento della Rosa Bianca fu un gruppo di resistenza che si oppose alla dittatura, si basò su valori prettamente cristiani e tramite azioni non violente operò sul territorio del Reich tra il giugno del 1942 al febbraio del 1943, quando i componenti del gruppo vennero arrestati e, in alcuni casi, condannati a morte, come successe per i due fratelli Hans Scholl e Sophie Scholl. Per la maggiore, il gruppo fu operativo a Monaco di Baviera. Realizzarono sette opuscoli, di cui ne vennero diffusi solamente sei a causa della cattura che impedì loro di diffondere anche il settimo; tali opuscoli invitavano i tedeschi stessi ad opporre resistenza passiva al regime.

Valori cristiani e non violenza erano accompagnati da tolleranza e giustizia, nel sogno di realizzare un’Europa federale all’insegna della cooperazione e del perseguimento del bene comune. Attraverso i loro opuscoli vennero citate spesso molte fonti e molti autori: dalla Bibbia ad Aristotele, da Sant’Agostino a Goethe; si appellarono all’intelligenza del popolo tedesco perché potesse andare oltre Hitler e il nazismo, opponendosi al regime che aveva causato così tanti orrori in patria e in Europa. In particolare, alcuni membri del gruppo erano stati arruolati nelle campagne contro la Francia e contro l’Unione Sovietica, così facendo poterono vedere con i propri occhi le atrocità belliche che venivano compiute all’ordine del giorno. Così come venne completamente rigettato il programma di eutanasia forzato, basato sull’eugenetica nazista, attuato contro i tedeschi che erano affetti da disabilità intellettiva e fisica.

Nei primi mesi di vita del gruppo, i membri distribuirono gli opuscoli verso differenti città della Baviera e dell’Austria, nella convinzione che la Germania meridionale fosse più ricettiva nei confronti del loro messaggio anti militarista. Qualche mese dopo, invece, prese una posizione più dirompente contro Hitler, sul finire del 1942 e l’inizio del 1943. Lo fecero, oltre che distribuendo gli opuscoli, dipingendo e imbrattando muri della città di Monaco e i cancelli dell’Università Ludwig Maximilian con slogan anti-nazisti e anti-hitleriani.

La Rosa Bianca appassì il 18 febbraio del 1943. Sophie Scholl e suo fratello Hans si recarono all’università con circa 1500 copie del sesto opuscolo del movimento, da distribuire senza alcun permesso. Proprio mentre i due fratelli operavano, un impiegato universitario li notò e li portò dal rettore, da qui furono arrestati dalla Gestapo. Di lì a poco anche gli altri membri furono arrestati, insieme ad un’ottantina di persone (non facenti parte del gruppo della Rosa Bianca, ma ad essa erano lontanamente collegabili).

Dopo l’arresto furono interrogati, ma fino all’ultimo i due fratelli sostennero le loro ragioni di dissenso verso il nazismo, lasciando sconvolti gli stessi funzionari che li avevano arrestati e interrogati. Il 22 febbraio del 1943 vennero processati, fu deciso per la pensa capitale e poche ore dopo vennero ghigliottinati. Oggi, un monumento li ricorda all’interno di quella stessa Università, la Ludwig Maximilian di Monaco, nella quale vennero arrestati.