Celebrato da una famosa pellicola del regista Eisenstein, l’episodio della corazzata Potëmkin divenne un simbolo delle tensioni rivoluzionarie nella Russia del primo Novecento. Avvenne il 27 giugno 1905, anche se secondo il calndario Giuliano era ancora il 14.

L’incrociatore corazzato Potëmkin (dal nome del principe Grigorij, favorito di Caterina la Grande) era una delle più belle unità della flotta russa del mar Nero: 12 000 tonnellate di stazza, più di 700 uomini di equipaggio. Mentre la nave si stava dirigendo verso il porto di Odessa, alcuni marinai si rifiutarono di consumare il rancio in segno di protesta per la carne avariata che era stata servita a mensa. La protesta si trasformò in vero e proprio ammutinamento quando il comando, per dare l’esempio, impartì l’ordine di fucilare alcuni uomini. L’ordine fu rifiutato e un marinaio rimase ucciso per mano di un ufficiale. Gli ammutinati si impadronirono della nave e uccisero il capitano e gran parte degli ufficiali.

L’incrociatore, su cui venne issata la bandiera rossa, continuò la sua rotta e il giorno seguente giunse davanti al porto di Odessa. La città era da tempo in preda ai disordini. Agli scioperi degli operai e alle manifestazioni della popolazione il generale Khokanov aveva risposto quella stessa notte con le cariche dei cosacchi, che avevano sparato sulla folla provocando centinaia di morti. L’arrivo della nave fu salutato con entusiasmo dai manifestanti, che speravano di ricevere aiuto nella lotta contro le forze governative. La presenza della cannoniera, però, non valse a rovesciare la situazione, anzi, alcuni colpi di cannone sparati dalla nave rischiarono di colpire la popolazione civile. Quando, pochi giorni dopo, giunse la notizia che tre corazzate della marina zarista si stavano avvicinando al porto, al Potëmkin non rimase che prendere il largo.

La nave era a corto di rifornimenti, viveri e carbone, e tra i membri dell’equipaggio cominciò a prendere corpo l’idea di cercare asilo in un porto straniero. Dapprima approdò nel porto di Teodosia, in Crimea, dove i marinai tentarono vanamente di convincere la popolazione a unirsi alla causa rivoluzionaria, poi si diresse verso la costa rumena e il 7 luglio attraccò al porto di Costanza. In base a un accordo con le autorità locali, la maggior parte dei marinai ottenne asilo in Romania, alcuni chiesero di essere reintegrati nella marina dello zar, dopo aver dichiarato di essere stati costretti con la forza ad aderire alla ribellione, altri ebbero un passaporto per l’America. Il Potëmkin infine fu restituito dai rumeni alla marina russa.

Si è discusso a lungo se l’ammutinamento dell’incrociatore sia stato frutto di una rivolta spontanea o sia stato preparato e guidato in modo consapevole. In effetti episodi di insubordinazione si verificarono in quelle settimane anche su altre navi che incrociavano nel mar Nero. Inoltre, in base alle memorie di alcuni capi bolscevichi, si sa che alcune cellule rivoluzionarie erano presenti fra gli equipaggi della flotta russa e che, per il mese di luglio, in occasione delle grandi manovre navali, era stata progettata un’azione. In ogni modo diversi anni più tardi Lenin, a proposito dell’ammutinamento, ebbe a dichiarare: «Il passaggio del Potëmkin dalla parte dell’insurrezione fu il primo passo verso la trasformazione della rivoluzione in una forza internazionale».

https://www.youtube.com/watch?v=VQWlVx37uiU