Muore, il 18 maggio 2000, Domingos da Guia. Ai più, forse, questo nome non dirà nulla, ma è stato uno dei più forti difensori brasiliani di tutti i tempi, nonché lo “scopritore” di un talento che avrebbe fatto lievemente parlare di sé: tal Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé.

Negli anni ’30 e ’40, è stato il primo che non interpretasse il suo ruolo come unicamente il fermare l’attaccante, ma anzi riusciva a dribblare, liberarsi e rilanciare l’azione verso i centrocampisti. Il tutto senza quella fretta di liberarsi del pallone tipica degli “scarpari”. Il suo calcio era magico, tanto da avere avuto, nel suo anno in Uruguay, un soprannome perfetto: il Divin Maestro. Ma ha vinto anche in Argentina col Boca Juniors, ed in Brasile con il Flamengo. Un solo giocatore si dimostrò superiore a questo mostro sacro del calcio: Silvio Piola che, nei mondiali del 1938, incurante dei dribblig con cui Domingos da Guia lo tagliava fuori irridendolo, aspettava l’occasione propizia. E fu su un lancio in area che il Silvio nazionale – quello vero – si lanciò, anticipando il buon Domingos quel tanto che basta da mandarlo fuori tempo e causare un rigore: sarebbe stato il 2-0 per l’Italia che si liberava del più grande ostacolo verso il suo secondo mondiale. Quel Brasile, che oltre a lui aveva un asso del calibro di Leonidas in avanti, cadde come al solito vittima della propria supponenza.

Curiosità: suo figlio Ademis giocò con la nazionale brasiliana ai mondiali del 1974, oltre ad essere stato un idolo del Palmeiras ed un esponente del partito comunista brasiliano.