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Danny ha trascorso una vacanza estiva romantica con la bionda e dolce Sandy. La ragazza però è ripartita per l’Australia o, almeno, così avrebbe dovuto essere. Invece Danny la ritrova nella sua scuola media superiore. Sandy è rimasta negli States ma Danny ha una fama da sciupa femmine da difendere e quindi quando la incontra deve fingere disinteresse. Ha inizio così un tira e molla tra i due attorno al quale si sviluppano altre vicende amorose. Prima fra tutte quella di Betty Rizzo, leader incontrastata delle Pink che, a sua volta si è costruita un’immagine spregiudicata ma che, come tutte, sogna l’amore che duri.

Correva l’anno 1978 e John Travolta usciva dal successo planetario di La febbre del sabato sera. Grease, uscito il 16 giugno di quell’anno, costituì la conferma di una nuova star proveniente dal pianeta Hollywood. Il musical non era una novità assoluta in quanto derivazione (con gli opportuni cambiamenti) dello show che già aveva ottenuto un buon successo sul palcoscenico. Per il pubblico non anglofono però restava comunque uno spettacolo solo parzialmente fruibile.

Come le nonne prima di loro (con Ginger Rogers e Fred Astaire) i teenager della fine Anni Settanta, con frequenza quasi cronometrica, vedevano Olivia Newton-John, Travolta e compagni smettere di parlare in italiano e continuare ad esprimere i loro sentimenti in una lingua incomprensibile. Si è ora finalmente posto rimedio a questo gap (grazie forse anche al successo di Glee) sottotitolando le canzoni. Così finalmente tutti potranno seguire le spacconate di Danny contrapposte ai romantici ricordi di Sandy (“Summer Nights”) e verificare, al di là della melodia, quanto si sbagliasse il regista Randal Kleiser quando detestava “You Are The One That I Want”.

Perché la forza di Grease non sta tanto nell’essere un grande musical (situazioni come la festa scolastica e, in particolare, la corsa in auto avevano avuto predecessori di ben altra qualità) quanto nella chimica che lo attraversa e lo rende unico. A partire dal rendere credibili come adolescenti degli attori decisamente più vecchi. Travolta aveva 23 anni al tempo delle riprese, la Newton-John 28 e Stockard Channing 33. Ma tutto questo non importa perché nell’impianto da fiaba con notazioni realistiche (il preservativo bucato, la possibile gravidanza di Betty, il tentativo del maturo Frankie Avalon con una poco più che maggiorenne) il lieto fine è assicurato e i ‘favolosi Fifties’ vengono rappresentati come un tempo in cui i pensieri ‘seri’ all’American Graffiti erano ancora di là da venire.

Ci sono film destinati a rimanere nell’immaginario collettivo fissandosi come icone che resistono al di là dello scorrere del tempo. Non è necessario che siano capolavori. Basta (come afferma Woody Allen) che funzionino. Grease è uno di questi.