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Lo chiamano il “pozzo dell’inferno”: un misterioso foro profondo 12.226 metri e largo 23 cm; talmente grande da meritare il titolo di “pozzo più profondo al mondo”. Stiamo parlando del buco di Kola, una cavità scavata nel ventre della Terra da una trivella sovietica a partire dal 24 maggio 1970.

Questo foro, come spesso accade per i fenomeni unici e rari, è avvolto da leggende e misteri. Si narra, a esempio, che quando la trivella raggiunse i 12 km di profondità, i ricercatori individuarono una cavità con temperature superiori ai 1.000°C e lì furono in grado di registrare dei suoni simili a urla di anime in pena. La trivella, si disse, era arrivata nella pancia dell’inferno!

In realtà sono molti i dettagli che non quadrano in tutta questa storia: innanzitutto, non esistono microfoni in grado di sopportare temperature di 1.000°C; inoltre si disse che la trivella fosse scesa a 12.261 metri: ma a quella profondità il termometro segnerebbe 200°C e non 1.000°C.

Tuttavia David Guberman, a capo dell’operazione, ammise che nel 1995, durante gli scavi, avvenne qualcosa di molto, molto strano…

Il pozzo si trova nel nord del paese, nella regione di Murmansk, e più precisamente nella penisola di Kola, da cui prende il nome. Fu scavato nell’ambito di un progetto colossale portato avanti dall’URSS, che prevedeva di realizzare dei profondi pozzi, come il Foro degli Urali (6 km) e il Foro di Yen-Yakhin (8,25 km). L’obiettivo del progetto era studiare gli strati più nascosti della Terra. E a differenza di altri pozzi, scavati per individuare giacimenti di gas o petrolio, quello di Kola fu realizzato a scopo puramente scientifico, per studiare la composizione interna del globo terrestre.

Il sito venne scelto molto meticolosamente e la perforazione proseguì, con alcune pause, fino al 1992. La penisola di Kola si trova nella parte superiore dello scudo baltico: un gigantesco basamento roccioso composto da graniti e minerali, sorto circa 3 miliardi di anni fa. Si tratta di uno degli strati più antichi della Terra: proprio per questo si riteneva di massima importanza studiarlo.

Nei primi quattro anni di scavi tutto proseguì senza problemi e si raggiunse una profondità di 7 km. Quindi si mise in azione una trivella aggiuntiva: un macchinario dal peso di 200 tonnellate. Visto che la trivella doveva circumnavigare un letto roccioso più duro, gli specialisti furono costretti a raddrizzarla più volte, motivo per cui il pozzo in alcuni tratti risultò curvo.

Nel 1983 il foro raggiunse i 12 km di profondità ma i lavori si interruppero l’anno successivo poiché ci furono dei problemi nel pozzo principale di trivellazione. Gli operai si videro così costretti a ricominciare la perforazione da 7.000 metri.

Nel 1990 si arrivò a una profondità di 12.262 metri, ma la trivella si ruppe di nuovo… per l’ultima volta. Gli scavi si interruppero, ma il pozzo di Kola passò ugualmente alla storia come il foro più profondo del mondo.

Nel 1995, cinque anni dopo la fine delle perforazioni, all’interno del pozzo ci fu un’esplosione per cause sconosciute. Nemmeno David Guberman riuscì a capire che cosa fosse successo.

Nel frattempo gli studi sul pozzo di Kola ribaltarono tutte le precedenti convinzioni sulla composizione della crosta terrestre e contribuirono in modo significativo allo studio della “discontinuità di Moho”, che separa la crosta terrestre dal cosiddetto mantello litosferico. In realtà le analisi effettuate sul foro di Kola, anziché trovare nuove risposte, non fecero altro che presentare ulteriori domande. La scoperta più evidente fu che al di sotto dei 4 km la temperatura inizia ad aumentare drasticamente, raggiungendo i 220°C a 12 km di profondità.

Al giorno d’oggi il sito del pozzo di Kola si trova in stato di abbandono. L’impianto è in disuso ed è stato smantellato dalla popolazione locale. È stato quindi sigillato con un coperchio metallico a 12 viti, mentre la base scientifica è stata ufficialmente chiusa nel 2008.