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Nelle prime ore del 17 aprile 1944 le SS tedesche, comandate da Herbert Kappler e coadiuvate dai fascisti della Banda di Pietro Koch, circondarono la piccola area dove sorgeva il borghetto del Quadraro e arrestarono circa 2000 uomini ritenuti “validi” (atti al lavoro coatto), di età compresa tra i 15 e i 60 anni. Nell’immediato i rastrellati furono ammassati nel cinema Quadraro (Via Tuscolana n°796), dove furono schedati e divisi in gruppi, per poi essere trasferiti negli stabilimenti cinematografici di Cinecittà. Qui i rastrellati ebbero un unico, ultimo contatto con il parroco di Santa Maria del Buon Consiglio, Don Gioacchino Rey, che aveva prima tentato di entrare nel cinema Quadraro e poi aveva raggiunto Cinecittà chiedendo di essere ascoltato dalle SS (secondo alcuni offrendosi anche come prigioniero al posto degli uomini arrestati). L’intervento del parroco fu comunque essenziale per la memoria futura, poiché ottenne da un lato la liberazione di due uomini, il medico condotto e il farmacista (figure indispensabili in quel momento per la sopravvivenza stessa della comunità) e, dall’altro riuscì a raccogliere centinaia di biglietti che i prigionieri indirizzavano alle famiglie come ultimo pensiero, ma che servirono anche a redigere un elenco dei deportati. Secondo quell’elenco, che fu al centro del dibattito degli storici e della comunità per decenni, i rastrellati del Quadraro che partirono per i campi di lavoro della Germania e della Polonia furono 683.

Nel corso degli studi successivi sull’operazione Balena – nome in codice del rastrellamento del Quadraro – le cifre sul numero dei deportati furono varie e differenti: Robert Katz ne indicò 750, Musu e Polito 744, 740 secondo Corvisieri, circa 800 per Piscitelli. Un’alternanza di cifre e conteggi che comunque non trovavano giustificazione nella testimonianza di Sisto Quaranta, fra i più giovani deportati, che dimostrò di essere stato conteggiato con il numero 947.

Il gruppo dei deportati fu prima condotto nel campo di internamento di Terni, poi nel carcere di Firenze e infine a Fossoli, dove effettuò una lunga sosta, fino a giugno, quando tutti gli uomini – destinati all’Organizzazione Todt e arruolati come lavoratori volontari per la Germania – furono fatti salire sul treno diretto ai campi di prigionia nazisti (fra tutti il campo di Ratibor in Polonia).

Se difficile è ancora oggi calcolare quanti degli uomini del Quadraro partirono per i campi di concentramento, ancor più complesso è il lavoro degli storici nel definire la cifra di coloro che tornarono. Sembra che della lista di Don Gioacchino Rey soltanto 16 furono i deceduti. Ma molto più probabile è che almeno la metà di essi non riuscì a tornare.

Il 17 aprile 2004 il Quartiere Quadraro è stato insignito della Medaglia d’oro al valor civile, secondo questa motivazione

«Centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L’operazione, scattata all’alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all’oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio».