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23 marzo 2020 “…. Anche una banale ricerca svolta su un fatto ‘minore’… della Storia d’ Italia possa appassionare e coinvolgere, anche emotivamente, chi la fa.” E chi la legge!! Ivonne I.

 

5 gennaio 2020 Conosco Cesare da molti anni: quando mi disse che aveva scritto il suo primo romanzo storico, lo comprai con entusiasmo e al tempo stesso con un certo disagio.  La lettura di un libro è una cosa intima, che ti mette in contatto con l’autore e il suo mondo.  Sarei riuscito a leggerlo senza pregiudizi? Come avrei comunicato a Cesare un’eventuale delusione? Durante le ferie pugliesi l’ho alla fine affrontato e me lo sono bevuto in pochi giorni. Più leggevo e più la mente si liberava dai preconcetti e si lasciava coinvolgere ed immergere nel mondo descritto da Ventuno Lustri. Racconta di un evento drammatico realmente accaduto in un paesino vicino Latina, nel 1913. Racconta dell’Amore, che nasce in quel tempo, muore, e poi rinasce e si sviluppa in forme e linguaggi diversi ai giorni nostri. Ci descrive l’Italia contadina di inizio secolo, travolta dalla miseria; dove la gente sopravvive nel degrado economico e sociale, senza istruzione e sfruttata dal potente di turno, dal politico,dal soldato, persino dal medico del Paese. Leggevo questo libro mentre visitato i Trulli di Alberobello e i Sassi di Matera. Oggi mete turistiche, ieri (fino al 1950!) teatro della medesima miseria e sfruttamento. Il libro scorre veloce, le storie di allora e di oggi si intrecciano perfettamente. Sembra facile fare un continuo salto tra un secolo (e un millennio) e l’altro, ma no lo è. Solo per questo devo ringraziare lo scrittore che con la sua prosa gentile ti conduce per mano in questo mondo parallelo senza confonderti. In questo affresco di Vita, c’è spazio per la rabbia, l’ironia, il dolore, l’amore, l’emozione (che emozionarmi in spiaggia a Punta Prosciutto in mezzo ai barbari coi racchettoni e i regazzini che piagnevano non era scontato). Ma la cosa che più mi ha colpito, il tratto che domina tutto il libro è il Pudore. Difficile oggi trovare il Pudore: questo libro è scritto con Pudore, i suoi personaggi vivono le loro vicende e i loro sentimenti con Pudore. Grazie a Ventuno Lustri, ho ricominciato a confrontarmi col Pudore, che davo sempre per scontato, mentre non lo è affatto. Un grande compagno di Viaggio questo libro, di cui sarò sempre grato a Cesare. Dario D.


19 ottobre 2019 Ho cominciato a leggere questo libro un pò svogliatamente, quasi un atto dovuto. Mi era stato “spacciato” per un libro storico, non proprio il mio genere.  Lo prendo in mano il primo giorno di quella che si sarebbe rivelata una delle più belle vacanze fatte con la mia famiglia, sdraiata su un lettino difronte ad un panorama mozzafiato, leggo velocemente le primissime pagine….poi la magia… “Ventuno lustri” mi ha letteralmente rapita, con grande maestria Cesare Gigli mi ha fatto viaggiare nel tempo, riuscendo a farmi respirare l’aria dei primi del novecento, partecipando alle amarezze e miserie della gente del periodo, alle ingiustizie subite, ai tanti ricatti che il periodo storico imponeva. Mi ha fatto anche conoscere grandi uomini, eroi coraggiosi che sacrificano tutto per gli altri. Il tutto raccontato attraverso la storia di alcuni giovani vissuti ai nostri giorni.  Da leggere assolutamente  Tiziana R.


24 luglio 2019

Vorrei prima soffermarmi sui personaggi realmente esistiti, tra i quali Fortunata e Luigi Mazzucco. Fortunata Ciotti è una ragazza di 25 anni, è sposata, ha due figli e il terzo è in arrivo. Appartiene a una famiglia umile, non sa né leggere né scrivere e a Luigi viene presentata come la serva che dovrà rassettare la sua stanza e fargli qualsiasi altra cosa lui desideri. Luigi rimane scandalizzato da come viene apostrofata Fortunata così come non riesce a credere come la gente di quel piccolo paesino di appena 5000 anime viene trattata. Per questo motivo prende subito a cuore Fortunata, la invita a farsi un bagno anziché prepararlo a lui e decide, dopo aver avuto con lei maggior confidenza, di insegnarle a leggere e scrivere. Luigi appare quindi come un personaggio intenzionato davvero a fare quello che si è ripromesso e ce ne verrà data la conferma quando non riuscirà ad ottenere giustizia per Fortunata, decidendo di lasciare la polizia. Sarà una ferita che porterà nell’anima e che lo tartasserà così tanto da essere consapevole di averla ammazzata due volte, così come gli urlerà contro, anni più tardi, il marito di Fortunata. Tra Fortunata e Luigi in un solo mese si viene a creare una grande complicità: agli occhi della ragazza lui è un vero signore che si prodiga per i più umili tanto che, in poco tempo, anche la sua famiglia comincerà a riporre le speranze in lui, nel Delegato Giggì come lo chiama Fortunata. Luigi rimane anche spiazzato quando va a trovarla e nota in che posto angusto vive con suo marito, i due bambini, la madre e la sorella cieca Vittoria. In condizioni che nessun essere umano dovrebbe mai sperimentare. Eppure, quel 6 gennaio, non riuscirà a evitare la tragedia. L’autore ha quindi immaginato quali potrebbero essere state le vite di queste due persone che in cuor loro stavano lottando insieme per gli stessi ideali. Di come Luigi abbia lottato, affinché tutto ciò non accadesse. Fortunata è una donna genuina e per niente imbarazzata dal Delegato. Prende subito condifenza con lui e in poco tempo sa di potersi fidare tanto da cominciare a elogiarlo in famiglia. E’ contenta quando Luigi le impartisce lezioni di matematica e di scrittura e si dimostra estremamente intelligente, arrivando a giuste conclusioni. Luigi non può che rimanerne ammaliato giorno dopo giorno: non solo è bella anche nei suoi vestiti logori, ma è anche capace e ‘vera’. Trovo che sia stata data giustizia a entrambe queste persone, e che il romanzo ne narri con estrema delicatezza le loro vicende e i loro pensieri. Anche i personaggi inventati si ricollegano perfettamente alla loro storia. Massimo trova un bastone appartenuto a un suo antenato e lo porta al pub dove va spesso con la sua fidanzata Nat. Lì, Giordi, trova all’interno dell’oggetto un biglietto con una scritta. Da quel momento saranno tutti intenzionati a scoprirne di più, su chi potrebbe mai aver scritto quella frase al trisavolo di Massimo e perché. Giordi sembra la più motivata, tanto che approfitterà di ogni momento per mettersi a cercare informazioni e lo stesso Massimo arriverà a Roma da suo zio per farsi narrare qualcosa in più su questo suo nonno. A quel punto i tasselli della storia cominceranno a formare il giusto ordine e i nomi degli antenati di Massimo e di Nat salteranno fuori non senza litigi e incomprensioni. Nat infatti ha un passato che preferisce non ricordare: un passato che l’ha costretta a farsi chiamare così, anziché usare il suo vero nome. E con questa ricerca aperta da Massimo tutto per lei tornerà a galla. Sarà a quel punto che i due giovani dovranno andare a sistemare il loro passato, a far tornare quell’amore perduto, per poter costruire insieme il loro futuro. Un’altra cosa che ho apprezzato di questo romanzo è lo stile. Innanzitutto l’inizio è perfetto: è in medias res, con la carneficina appena in atto. In sole tre pagine il lettore è già catapultato all’interno della vicenda con una scena di impatto: la morte di Fortunata, descritta in modo vivido e crudo, esattamente come dovrebbe essere. Mentre stavo leggendo sono rimasta subito folgorata dal romanzo dato che in soli pochi minuti mi aveva già fatto emozionare e assaporare al meglio la scena. Inoltre trovo azzeccato l’utilizzo del dialetto rocchegiano: questo fa in modo che i personaggi siano più veri che mai e la differenza tra loro e il Delegato è giustamente netta e precisa. Essendo un dialetto che più o meno conosco, non ho avuto alcuna difficoltà nel comprenderlo ma credo che anche per altri lettori non sarà di difficile comprensione dato che comunque le parole più ostiche vengono tradotte da Luigi stesso. Inoltre, anche se in alcuni passaggi vi è il raccontato – ma in questo caso ha perfettamente senso – in molti altri c’è l’utilizzo più che ottimo dello show don’t tell. Ho visto e non solo letto le scene questo perché, grazie alla descrizione di alcuni dettagli e della cruda realtà dell’avvenimento, il lettore riesce a entrarne nel vivo e a rimanerne scosso. Per tutti questi motivi non posso far altro che assegnare il massimo del punteggio. Jessica M.