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Quindici racconti che narrano la vita di persone che hanno visto naufragare i sogni della propria infanzia e adolescenza. In alcuni casi hanno avuto successo, in altri hanno finito per soccombere agli eventi della vita, ma sempre sono rimasti con qualcosa di irrealizzato.

La ricerca di qualcosa che non potrà più ritornare e la riflessione sulle sliding doors sul passato.“I Quindici” per rivedere chi eravamo, ricordare cosa volevamo diventare, e confrontarlo con cosa siamo diventati.

Scritti nell’arco di un anno, i racconti sono stati concepiti all’inizio come semplici bozze di idee da sviluppare, o come esercizi di stile, ma con il passare del tempo e delle revisioni mi accorgevo che tutti avevano assunto una caratteristica comune: la nostalgia per qualcosa che si è perduto e che non potrà più ritornare; le riflessioni sulle sliding doors attraversate, che nel passato ci hanno fatto abbandonare una vita per prediligerne un’altra.Certe volte una scelta esistenziale è stata fatta con forte determinazione, certe altre senza che neanche ce ne si rendesse conto.

In entrambi i casi, comunque, hanno portato alla perdita di qualcosa che ha lasciato un senso di incompletezza, come una cicatrice sulla pelle; a volte leggera, a volte evidentissima.

«Abbiamo visto l’alba insieme per poi lasciarci durante l’intero giorno. Ora non perdiamoci il tramonto» mi dice.
Ha ragione, ancora una volta.
Rido. Non è tutto molto ironico? Sono innamorato pazzo del becchino di papà

Dal racconto “Ripartenze finali”