La coscienza di Montalbano, di Andrea Camilleri – Sellerio – 2022 – €14,00

È stato come tornare indietro di parecchi anni: leggere qualcosa di “nuovo” (non sono racconti nuovi, ovviamente, ma che io non avevo mai letto) di Montalbano mi ha fatto sentire vecchio. Come se stessi leggendo qualcosa con un linguaggio non più attuale.

Eppure sono passati solo pochi anni. Continuo a ritenere Camilleri un patrimonio della letteratura italiana, intendiamoci, ma non è Montalbano (che pure ho adorato, e che ha avuto un successo mondiale) il miglior metro di giudizio sulla sua prosa.

Questi racconti, scritti in periodi diversi e in molti casi di ispirazione per romanzi o altri racconti più lunghi, sono gradevoli perché Camilleri riuscirebbe a essere gradevole anche se scrivesse il bugiardino dell’aspirina. Ma nulla di più. Li ho letti volentieri, ma – come detto, è letteratura che ha qualche anno, e purtroppo si sente. Quanta differenza con “La Scomparsa di Patò” o “La stagione della caccia”.

Sono poi andato a rivedermi i giudizi di Camilleri su Montalbano. E ho capito un sacco di cose. Soprattutto, come un tentativo di fare un giallo “intelligente” in Italia (e che ha creato un filone prolifico, pensiamo a Malvaldi e Manzini, per dirne solo due) sia scaduto nella serialità televisiva peggiore. Con tutto il rispetto per la produzione e gli attori, infatti, a un certo punto si leggeva e si vedeva Montalbano più per vedere le gaffes di Catarella, Mimì “il fimminaro” o “il complesso dell’anagrafe” di Fazio, che non la trama in sé.

Ma di questo, il maestro (grazie ancora, dopo tre anni dalla tua scomparsa) non ha sicuramente colpa.

Voto 3/5