Il 1969 inizia con l’esplosione del gruppo. Ormai non si “sentono “più, il solo Ringo va d’accordo con tutti, John e Paul hanno le loro nuove compagne e mogli, e George è sempre più chiuso. John considera ormai i Beatles un lavoro, mentre la passione è Yoko, Paul vuole controllare tutto, George mal sopporta questo stato di cose, e Ringo assiste impotente. Il progetto di filmarli mentre progettano un nuovo film e suonano diventa un “reality show” a loro insaputa, tra litigate, incomprensioni, George che lascia il gruppo e discussioni tra John e Paul che sembrano quelle di due amanti che ricordano come erano belli i tempi andati.

 

In tutto questo, il film a cartoni animati “Yellow Submarine”, una sorta di pastiche psichedelico esce agli inizi dell’anno, proprio mentre George lascia il gruppo. Ed è ironico il fatto che delle quattro canzoni inedite del gruppo, bel due siano sue. Sono tutte musiche del 1967-68, vediamole meglio:

“Only a Northern Song” è George alle prese con le sue preoccupazioni per il denaro (vedi anche “Taxman” del 1966;

“All Together Now è un divertimento di Paul che sembra una canzoncina per bambini (e che per questo diventerà un tormentone);

“Hey Bulldog” è forse l’ultima volta che John e Paul collaborano per una canzone. E’ di John, ma Paul vi abbaia e così crea il titolo; il video li vede cantare felici assieme, forse per l’ultima volta. Uno dei riff di pianoforte più famosi al mondo. Un Hard Rock del 1967. Un pezzo meraviglioso. C’erano ancora Cynthia e Jane ai cori… sembra passato un secolo.

“It’s all too much” sono le melodie orientaleggianti di Harrison, che in origine dovevano durare ben più di sei minuti oltretutto.

 

Ma in quel gennaio 1969 i Beatles erano ormai altro. Colpisce il fatto che in soli dodici giorni provarono praticamente tutte le musiche presenti in “Let it Be”, l’ultimo album, qualcosa di “Abbey Road” e li sentiamo comporre e far nascere due canzoni: “Get back” e “Don’t let me Down”, che divennero il loro primo 45 giri del 1969.

 

La prima nacque per essere una canzone politica contro i partiti anti immigrazione dell’epoca, ma divenne poi un nonsense sul nulla che si trova quando ci si allontana dal proprio vero io; la seconda è un urlo d’amore di John a Yoko

 

Il gruppo ormai non esisteva quasi più, esistevano però loro e i loro rapporti. E allora vedere John e Paul intendersi solo con uno sguardo, Yoko e Linda sorridere e parlottare tra loro (alla faccia di tutte le dicerie), sentirli provare e creare frasi e giri di musica è bellissimo. Non c’è più Epstein, Martin è sempre meno decisivo, loro sono più padroni del loro destino, ma scoprono di non saperlo usare e – tutto sommato – non gli interessa più di tanto.

 

Poi, all’improvviso, il genio: il 30 gennaio 1969 il concerto sul tetto: una novità che da sola azzera tutte le “novità” degli altri gruppi. Come 4 ragazzi sotto i trenta anni siano riusciti in soli sei anni e mezzo a passare dal primo 45 giri “Love me Do” a cantare “Get Back” e “Don’t let me Down” sul tetto degli studi di Abbey Road è un mistero. Ma chi li ha vissuti può davvero ritenersi fortunato.

 

Quel 1969 avrà in serbo per i nostri un altro album storico. Ma ormai, tutta la musica che potevano produrre assieme era fatta. Lo si capisce solo vedendo, del progetto “get back” tutte le musiche che suonano.